Mercato dei Vignaioli 2019 – Vini insoliti tra novità e conferme

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fabio bruno
fabio bruno

Più di 600 espositori conta l’edizione 2019 del Mercato Dei Vini dei Vignaioli Indipendenti.

Passare tra gli stand rigorosamente tutti uguali è un vero piacere, la differenza fra gli espositori la fanno i vini e un intreccio di vignaioli con personalità variegate, dal più navigato commerciante sino all’impacciato agricoltore. 

Sono passati 4 anni dal mio primo passo nel padiglione di Piacenza Expo, ero rimasto talmente affascinato al punto di avere avuto l’impellente bisogno di scrivere, in definitiva ha un merito – o una colpa – anche la F.I.V.I. se ora sto riempendo le pagine di questo mio blog “vino amore mio”.

La stragrande maggioranza dei vini proposti non sono ordinari, che essi siano convenzionali, biologici o biodinamici non importa, hanno tutti una caratteristica, non sono mai uguali a se stessi, di uno stesso vino si sentono le differenze di anno in anno, a volte migliorano e a volte difettano, in alcuni casi sono completamente diversi dalla vendemmia antecedente, è il prodotto dell’evoluzione di chi lo produce e il vero risultato di tutte le variabili di un’annata.

Io la vivo veramente come una festa, inizio il divertimento con i “col fondo” o rifermentati, proseguo con Prosecco e Charmat vari, spumanti Metodo Classico, nel frattempo faccio visita ai vignaioli che già conosco per uno scambio di battute e qualche primo assaggio con la promessa di ripassare nel pomeriggio inoltrato per riempire il carrello. 

Eh sì, perché c’è la possibilità di comprare le bottiglie degli espositori, perciò all’occorrenza si può usufruire di un carrello della spesa uguale a quello del supermercato (per chi conosce la mia linea di pensiero ed editoriale ha presente che la mia approvazione sullo stile market – mercato, è totale).

Dopo aver fatto ancora qualche giro di bianchi, io e il mio compare di bevute ci inoltriamo nel profondo rosso senza tralasciare qualche ritorno al bianco spumantizzato o fermo. 

A due ore dall’abbandono del campo e ritorno a casa, mi avvio alla raccolta delle bottiglie che più mi colpiscono e che rientrano nel budget.

Mi permetto, per quel che vale il mio modesto parere, di notare un ricorrente atteggiamento tra gli espositori i quali raccontano la loro esperienza vitivinicola con una cantilena un po’ fotocopia per tutti.

L’inflessione si riassume in alcune parole chiave:  rispetto della natura, solo zolfo e rame, niente filtraggi, zero malolattiche (alcuni aggiungono quasi vergognandosi “solo se è necessario”), nessuna aggiunta di solfiti, ecc.., bene, io mi fido, e molte volte so che il loro racconto è veritiero perché ho fonti certe che lo confermano, però, da esperto consumatore di vino (affermazione a libera interpretazione), vorrei tanto che chi sostiene certe pratiche in vigna e in cantina le certificasse, sarebbe un segnale di trasparenza per l’azienda e un’ottima comunicazione al consumatore.

Penso anche che in certi casi bisognerebbe abbandonare l’insistenza nel realizzare a tutti costi il vino monovitigno; mi spiego meglio, se l’obiettivo fosse quello di voler esprimere al massimo le potenzialità di un varietale e/o rispecchiare un territorio non ho nulla a che ridire, va benissimo ed è ammirabile lo sforzo, ma se la motivazione – a me pare che la tendenza si direziona in questo senso – fosse mossa solo per rientrare in una Doc (capisco comunque il risvolto commerciale) o perché si vuole rincorrere il trand del mercato, in questo caso invece credo che sia più opportuno riconsiderare gli uvaggi, i quali non sono il male assoluto, anzi, se si vuol proprio parlare di tradizione, i vini realizzati da più vitigni costituiscono la parte più ampia della storia enologica italiana, in fondo, l’obiettivo è quello di fare un buon vino, un Igt (che a volte è più territoriale) ben fatto è meglio di un Doc difettoso o inespressivo.

Voglio precisare che, non essendo un produttore, non conosco a fondo tutti i problemi di un’azienda vitivinicola soprattutto quelli legati alla parte economica, perciò il mio pensiero è legato esclusivamente alle mie impressioni e alle mie sensazioni gusto-olfattive; non è un consiglio alle aziende, ci mancherebbe, è semplicemente una mia opinione. 

Di seguito stilo una lista di quelle che per me sono le novità e le conferme del mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti 2019, premetto che non avendo annotato le sensazioni organolettiche, descrivo i vini con le valutazioni che la memoria mi suggerisce.

NOVITÀ 

Gianni Iannucci falanghina Campo di Mandrie 2017 Igt Beneventano.

Per me è una vera sorpresa. 

Racconto l’accaduto così come è avvenuto, una vicenda casuale in puro spirito della manifestazione Mercato Vignaioli Indipendenti. 

Mentre il mio amico Stefano esce dal capannone da una porta secondaria per fumarsi una sigaretta, io rimango dentro e noto un banchetto di fronte all’uscita con su scritto Campania Benevento, la faccia paciosa del vignaiolo sotto l’insegna sollecita la mia curiosità e mi avvicino per un assaggio.

Giovanni Iannucci mi racconta la filosofia aziendale e intanto degusto una prima bottiglia il Riecu Bianco, un vino di buona fattura, già si capisce che c’è sostanza.

La seconda bevuta è stata illuminante, il Campo di Mandrie una Falanghina buonissima, un carattere sorprendente, un’ottima struttura con una buona bevibilità.

Nel frattempo esce il mio amico dai fumi e dalle dalle ceneri e lo invito ad un assaggio dei vini di Giovanni. 

Siamo rimasti piacevolmente sorpresi, da quello che per noi è uno sconosciuto, uno che sembra sia arrivato lì per caso. 

Stefano acquista subito Riecu  ed io senza indugi il Campo di Mandrie.

Tornato a casa faccio una piccola ricerca sul web e scopro con piacere che Iannucci si è fatto notare da Slow Wine del Sannio ed è risultato uno dei migliori assaggi nell’ultima edizione del VinNatur Workshop.

Bella scoperta. Maggiori dettagli li troverai in un mio articolo [Link] dedicato all’ Azienda 

@Azienda Agricola Iannucci [link]


Armosa Siclys Nero d’Avola 2010 Igt Sicilia

Un altro assaggio di una cantina a me sconosciuta. 

Mi avvicino allo stand Armosa con la voglia di tastare qualcosa di buono dalla Sicilia

Per fortuna sono accontentato da un banco sul quale vengono presentate varie annate, mi soffermo in particolar modo sul Nero d’Avola Siclys 2010 che ha un buon carattere e ricordo la sua trama setosa, un tannino presente e ben distribuito, i profumi sono gradevoli e credo che siano caratteristici del vitigno, è un vino elegante.

Tutta la linea è apprezzabile, una cantina da appuntare e farci un giro prossimamente.

Siclys 100% Nero d’Avola

Vinificazione: fermentazione in tini di acciao inox a temperatura controllata (28-32 °C) con lunga macerazione sulle bucce (20gg).

Affinamento: 6-8 mesi in barriques di rovere francesi e 4-6 mesi in bottiglia.

Cantina Armosa [link]


La Svolta Rean Trebbiano frizzante – Rean Sangiovese frizzante

I Rifermentati “succosi” mi piacciono assai.

Tra i vari assaggi della tipica tipologia con la chiusura con tappo a corona, ho preferito Rean sangiovese e Rean trebbiano, due vini “da bere a secchiate” (ormai sento di avere in pugno il gergo del perfetto winelover) specialmente in estate accompagnato da una pizza e qualche stuzzichino. Vini de La Svolta, buoni davvero.

Vinificazione Rean Sangiovese e Trebbiano : La fermentazione del mosto avviene spontaneamente senza aggiunta di lieviti selezionati, in vasche di acciaio. In un secondo momento il mosto viene imbottigliato per la seconda fermentazione. Non vengono effettuate chiarifiche con additivi enologici e il vino non subisce processi di filtrazione.
Affinamento: In bottiglia

Agricola La Svolta [link]


Le Chiusure Valtènesi Chiaretto 2018 

A Torino faccio fatica a trovare un Valtenèsi, l’ho scritto in un mio articolo un po’ polemico [Link] e mi sono tolto lo sfizio col buon Chiaretto Le Chiusure, fresco e profumato, di facile beva ma con un buon finale persistente. Consiglio di degustare tutti i vini della cantina. 

IL Valtènesi chiaretto: 50% Groppello 50%, 25& di Barbera, 25%  Sangiovese.

La vinificazione viene fatta tutta in riduzione, a partire dal ghiaccio secco in ammostatura e poi dall’ inertizzazione di tutte le fasi successive. La svinatura avviene dopo poche ore (2, 4, 6 ore) di contatto con le bucce, poi il mosto viene defecato e la fermentazione avviene a temperatura controllata a 16 -17 gradi.

Le Chiusure [link]


Sergio Arcuri Aris Cirò 2016

Per molti è una conferma.

È uno di quei personaggi che non avevo avuto ancora la fortuna di incontrare e che mi sono annotato come il primo della lista degli ” imperdibili”.

Sergio Arcuri fa vini senza compromessi e te lo dice schiettamente “i miei vini hanno bisogno di tempo, non cerco di renderli subito facili e leggeri, il vitigno è il Gaglioppo e il tannino si sente, non si può sfuggire da questo, altrimenti non sarebbero Cirò“.

Beh, il suo vino Aris è tutto un programma, profondo e strutturato ma non così duro, anzi, si fa bere volentieri nonostante qualche spigolo da smussare col tempo. Ottimo.

La riserva ha un favoloso potenziale e, si, questo si, è da dimenticare in cantina.

Aris Cirò Doc rosso classico superiore

100% Gaglioppo allevamento biologico ad alberello

Affinamento: circa 24 mesi in vasca di cemento e un anno in bottiglia

Sergio Arcuri [link]


CONFERME

Cascina Garitina Morinaccio sui Lieviti

Seguendo sui social Gianluca Morino ho conosciuto la federazione dei Vignaioli Indipendenti (FIVI) e tutto un mondo alternativo alla visione più ingessata AIS.

Conosco tutta la sua linea dei Nizza e consiglio di non farseli sfuggire, una vera rappresentazione della nuova Docg astigiana, Docg Nizza della quale Gianluca ha rivestito un ruolo fondamentale nella stesura del restrittivo disciplinare e nella comunicazione della denominazione. 

Quasi tutti i  prodotti di Cascina Garitina vengono chiusi in bottiglia con il tappo a vite, un tappo particolare con membrane traspiranti della Korked, una scelta che mi trova assolutamente concorde e ne troverete una descrizione in un mio vecchio articolo [Link].

Morinaccio sui lieviti è la Barbera frizzante che un tempo spopolava in Piemonte, un vino libero, leggero e profumato ma – come capita spesso ai vini buoni – non banale, è il vino da compagnia e grigliatona di pollame. 

Cascina Garitina dove La Barbera è garanzia.

Morinaccio rifermentato in bottiglia. 100% Barbera

Vinificazione: diraspapigiatura, fermentazione e macerazione a cappello sommerso per un totale di 5/6 giorni. Dopo la svinatura, si cerca di conservare nel vino quei 7/8 grammi residui di zuccheri che ci serviranno per la rifermentazione naturale in bottiglia.

Data d’imbottigliamento: nella settimana santa cioè durante la prima luna dopo l’equinozio di primavera momento in cui avviene il risveglio vegetativo dei lieviti e si ha quindi un buon aiuto nel rifermentare un vino rosso con buona dotazione alcolica.

Affinamento in bottiglia: 6  mesi.

Cascina Garitina [link]


Bele Casel  Asolo Prosecco Superiore Extra Brut

Una novità per me lo è stato l’anno scorso ma era già preceduta da una certa notorietà da parte di alcuni addetti ai lavori. 

Mi piace tutta la sua linea ed in particolare il Prosecco Superiore Extra Brut perché è un ottimo prosecco riconoscibile fra mille, non c’è alcun dubbio. 

Profumi intensi di mela e frutta gialla, equilibrato entra secco ma al contempo è elegante con un finale sapido. Piacevolissimo. Con gli affettati è sicuramente una bomba. 

Realizzato in regime biologico da uve Glera e vecchie varietà (Bianchetta Trevigiana e Perera)

metodo Charmat con rifermentazioni di 50-70 giorni, affinamento in serbatoi di acciaio per almeno 4 mesi.

Bele Casel [link]


Gianfranco Fino Salento Primitivo di Manduria “Es”

Qualcuno potrebbe dire che voglio vincere facile, e in effetti i vini di Gianfranco Fino sono un must.   

Il Primitivo di Manduria Es continua ad essere una grande certezza, ho potuto analizzare una mini verticale 2017 – 2015 – 2013, dove l’eleganza del setoso tannino, è sostenuto da un grande corpo caldo (16,5%vol. ) con un finale sapido e persistente. Ricordo i profumi di frutti rossi, mirto e cacao.

Una splendida evoluzione in crescendo conclusosi con l’etichetta Es e il Sole, un vino dolce naturale che eleva all’ennesima potenza tutto il fragrante bouquet gusto-olfattivo. Spettacolare

Es Primitivo di Manduria 100%

In cantina: Tavolo di cernita, dirraspatura, pigiatura soffice degli acini, macerazione in tino di acciao inox da 70 Hl, contatto bucce – mosto da due a tre settimane, controllo della temperatura del capello di vinaccia, 2 delestage al giorno. Pressatura delle vinacce con pressa verticale idraulica con gabbia in acciaio inox
Dopo la svinatura subito in barriques di rovere francese 50% nuove e 50% di secondo passaggio.. Batonnage giornaliero sino al primo travaso. Dopo circa 9 mesi di maturazione in legno il vino senza l’ausilio di chiarificanti e senza precipitazioni tartariche viene imbottigliato e dopo 9 mesi circa di affinamento viene immesso al consumo.

Gianfranco Fino [link]


Tenuta Dornach 5 vino bianco – Orange Wine

Un amico di facebook mi comunica che per la prima volta ha deciso di recarsi al mercato FIVI e mi chiede chi secondo me è “obbligatorio” andare a far visita, gli indico pertanto le aziende qui sopra descritte e in oltre gli consiglio la Tenuta Dornach.

Il giorno dopo mi confida testualmente “ Da Dornach non sono riuscito andare, troppa gente!”

Per ogni anno che passa il banchetto di Patrick Uccelli è sempre più affollato, è la normale conseguenza di chi lavora bene.

Patrick è uno dei mie vignaioli preferiti, è uno che è armato di certificazioni fino ai denti per dare sostanza a ciò che racconta.

I suoi vini mi stupiscono ogni volta che li assaggio, tutte le volte devo fare mente locale e ripetermi : “sono vini “Naturali” “-, certo, perché non lo diresti mai di bottiglie che sono nitide, perfette, senza difetti e soprattutto gustosissime.

Per quel che mi riguarda Patrick Uccelli ha un talento particolare nel fare il vino, diventerà un maestro, un Mastro Vignaiolo.

Della sua batteria ho scelto il vino numero 5, un Orange profumatissimo, agrumato, si percepisce il pompelmo, albicocca e bergamotto. Al palato è raffinato e ruffiano, mi ha sedotto e conquistato tanto da pensare che fosse realizzato con un vitigno aromatico, e invece no, in quella bottiglia c’è 100% Souvignier gris, un cosiddetto Piwi, un vitigno resistente.

5 Vino Bianco 100% Souvignier Gris.

Fermentato 50% a bacca intera, 50% con una semicarbonica (30-40% di uva fresca con raspo fermentata direttamente assieme al mosto in tino di fermentazione).

Affinato per il 50% in barrique esauste ed un restante 50% in acciaio per circa 8 – 9 mesi.

Tenuta Dornach [link]

fabio bruno

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