Non cerco etichette ma vini per accompagnare i pasti
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Chi mi segue sa benissimo come la penso: il vino è nato per accompagnare il pasto.
È stato anche uno dei primi messaggi che ho recepito da parte dei relatori dell’AIS Torino, ma evidentemente molti corsisti non hanno dato molta importanza a questa frase che per me è diventata l’imput per scatenare una serie di azioni come il forte desiderio di creare il mio blog personale vinoamoremio.
Da quel momento ho anche capito perché bevo più vini bianchi anche se ho una predilezione per i rossi. Infatti, la maggior parte dei miei pasti quotidiani sono composti da pietanze “leggere”, semplici e non strutturate, va da sé che i vini che si prestano di più ai piatti leggeri solitamente sono di poco o medio corpo, freschi e rotondi, in pratica sono le caratteristiche che hanno la maggior parte dei vini bianchi.
Cerco quindi, quando mi è possibile, di abbinare al meglio il cibo con una buona bottiglia di vino e viceversa.
Raramente le bottiglie che recensisco nel mio blog non sono approdate sulla mia tavola, ritengo che l’abbinamento col cibo sia un elemento imprescindibile nella scaletta di valutazione. Solo durante le degustazioni o le manifestazioni non ho la controprova con il cibo, però penso di avere sviluppato comunque il modo di riconoscere il vino più adatto alla tavola anche se all’apparenza potrebbe risultare opulento e “muscoloso”.
Talvolta alcune bottiglie al primo sorso sono fantastiche, vini che ti ammagliano all’istante, corpulenti, succosi anche al secondo assaggio, salvo poi risultate stancanti durante il pranzo.
Per quel che mi riguarda, i vini non devono essere necessariamente da tutto pasto, possono avere un carattere deciso ma devono coccolarmi quando ho le gambe sotto la tavola imbandita.
La mia procedura di valutazione è molto semplice: acquisto un vino a caso in qualsiasi forma di confezionamento e tipo di distribuzione, oppure mi oriento su un prodotto che mi interessa e lo bevo. Lo bevo durante un pranzo o una cena, e se lo ritengo degno di nota, lo analizzo in modo approfondito affinché possa scrivere le mie impressioni nei miei canali social o dedicandogli un articolo sul blog vinoamoremio.
Di seguito descrivo alcune caratteristiche di vini bevuti nell’ultimo mese e mezzo (non vi dico quanti altri recipienti ho stappato, svitato o spillato) che mi hanno dato un motivo per inserirli in questo mio articolo.
Come al solito tengo conto sempre del rapporto qualità/prezzo (q/p), una relazione per me fondamentale dato che il vino si produce, si vende, si compra e lo si beve.
Il rapporto q/p di tutte le bottiglie consigliate è a mio avviso ottimo.
La Ribota Giulio Cesare 2017 barbera D’Asti superiore
Una barbera pulita, sincera, piacevole, che si abbina bene alle carni rosse e formaggi di media stagionatura. Da aspettare ancora da 3 a 5 anni.
Giuglio Cesare 2017 Presenta un colore rosso rubino, profumi tipici della barbera quali: viola, frutti rossi, ciliegia, in sottofondo si percepisce il passaggio in legno. Una buona freschezza e un finale leggermente amaricante e una discreta persistenza. 14%vol.
Prezzo: circa 11 euro
Langhe nebbiolo 2018 produttori del barbaresco
Una cantina sociale della quale non ha bisogno di presentazioni, o meglio, per chi conosce la storia del barbaresco non è certo una novità la serietà e gli ottimi prodotti che questa associazione di viticoltori è capace di realizzare.
“produttori del barbaresco è la cantina sociale più importante e premiata al mondo” e ha creato le basi della fama del barbaresco a livello mondiale. Qualcuno avrà da ridire su questa affermazione perché molti attribuiscono a Gaja il successo del barbaresco. Per togliere ogni dubbio, invito a guardare il video (tutto, dall’inizio alla fine) nel quale viene ripreso proprio Angelo Gaja mentre pronuncia le parole qui sopra virgolettate (minuto 18.24) [Link]
Di questa cantina ne ho scritto in un’altra occasione recensendo la loro linea classica barbaresco, facendo anche un accenno sulla storia della magnifica associazione di viticoltori [Link].
Il nebbiolo Langhe 2018 ha un’ottimo (come tutta la sua linea compresi i cru) rapporto qualità/prezzo.
Di colore rosso rubino chiaro e un buon profumo avvolgente di violetta. Il tannino morbido e l’acidità abbastanza spiccata rendono questo vino di medio corpo un perfetto alleato della tavola. Possiede ancora margini di evoluzione. 14,5% vol.
prezzo GDO: circa 14 euro
Pecorino 2017, Montepulciano d’Abruzzo 2014 – Pasetti
Il primo (pecorino) è un ottimo vino e l’altro è una bomba!
Il pecorino di Pasetti 2017 ha un colore giallo paglierino carico tendente all’oro, seppur non molto intenso al naso si avvertono sentori di anice e frutta matura come la pera. Al palato è equilibrato con una buona persistenza. Ha una buona struttura si abbina bene a tutto pasto, in particolare con le carni bianche. 13% vol.
Prezzo: circa 11 euro
Montepulciano d’Abruzzo 2014. Rosso rubino scuro, profumi di frutti rossi maturi, ribes, confettura di prugne, poi iniziano una panoramica di spezie dolci, in prevalenza cannella e liquirizia, infine si avverte una sottile nota eterea. In bocca ho notato una buona acidità che si presta bene ad un tutto pasto nonostante il tannino, la struttura e la persistenza. Una bottiglia che può ancora evolvere molto bene per almeno altri 5 anni.
Sono rimasto estremamente soddisfatto di questa bevuta in compagnia di salumi, formaggi di media stagionatura o stagionati e carne rossa. Una bomba. 14%vol.
Prezzo: circa 14 euro
BelColle Nas-cetta Langhe DOC Nascetta
Questa bottiglia per me è ormai una certezza: la Nas-cetta di Bel Colle
Vitigno piemontese sconosciuto ma che sta regalando notevoli soddisfazioni. In un articolo [Link] scritto su vinoamoremio “Nascetta, rinascita di un vitigno” ho riportato le mie impressioni di una degustazione su alcune etichette appartenenti al comune di Novello terra prediletta della Nascetta.
E’ una versione diversa dalle annate precedenti, più giovane e fresca. Colore giallo paglierino con riflessi verdolini, profumi intensi di fiori bianchi freschi che ricorda vagamente il moscato e frutta esotica come il mango e un accenno di sentori agrumati. Al palato è intenso e fresco con una discreta persistenza. Molto gradevole come aperitivo e per il prosieguo del pranzo.
Prezzo: circa 9 euro.
Monchiero Carbone Srü Roero 2017
Il Roero Srü prende il nome dal vigneto di produzione, che è un cru del comune di Canale.
Rosso rubino scarico, profumi di fiori rossi secchi, frutti di bosco come il lampone ed è sempre costante una piacevole nota di liquirizia (il bastoncino s’intende). Al palato si percepisce immediatamente il tannino non ruvido ma che il tempo deve ancora limare, le durezze sono ben equilibrate da un calore avvolgente; è strutturato, di corpo con una buona persistenza. Avrà sicuramente una buona evoluzione per almeno 10 anni. Lo si può abbinare bene con piatti speziati, formaggi stagionati. Non è propriamente un vino quotidiano da tutto pasto ma si fa apprezzare per la sua complessità se accompagnata da pietanze invernali saporite. 14,5% vol.
Prezzo: circa 23 euro.
Criosità: Attualmente Francesco Monchiero (proprietario della cantina Monchiero Carbone) è il presidente del Consorzio Tutela del Roero
Alta Langa Oudeis brut Enrico Serafino 2016
Ho un debole per gli Alta Langa di Enrico Serafino, infatti gli ho dedicato più di un post sui miei canali social postando i loro spumanti, ed in particolare ne ho scritto un articolo sul loro “Zero” che mi ha veramente conquistato per un eccellente rapporto qualità/prezzo. In quello stesso articolo racconto la recente storia dell’ Alta Langa e alcune considerazioni sulle ultime vicende della spumantistica piemontese.
36 mesi di affinamento al costo di circa 19 euro fanno anche di Oudeis una perla in un mare di Metodo Classico.
Un signor nessuno composto da 85% Pinot Nero – 15% Chardonnay, di colore giallo paglierino con riflessi dorati, perlage persistente, profumi agrumati con la classica nota di crosta di pane, ottimo equilibrio, buonissima persistenza.
Un brut che si abbina bene con i salumi (con la pancetta speziata è una goduria), antipasti, pizza e cucina giapponese. 12,5% vol.
Prezzo: circa 19 euro.
Torrette 2018 Cave Des Onze Communes
Di questa cantina avevo già bevuto un vino autoctono valdostano che mi aveva colpito per la sua bontà e longevità: il Fumin, realizzato con l’omonimo vitigno al 100%.
Gli associati della cave sono 220 e rappresentano una delle migliori società cooperative della viticoltura montana.
Leggo dal loro sito: “La Cave des Onzes Communes ha permesso sin da subito di recuperare territori destinati all’abbandono e, grazie all’unione di piccole e medie imprese, di utilizzare le migliori tecnologie per produrre solo vino di alta qualità, puntando soprattutto sull’aumento della superficie coltivata investita a DOC. Il risultato è straordinario: 450.000 bottiglie.”
Le uve che compongono Torrette sono: Petit rouge: 75%; Vien de Nus, Cornalin e Premetta: 25% ;
“I vitigni sopra elencati sono autoctoni valdostani e coltivati solo in Valle d’Aosta; le prime testimonianze scritte risalgono agli inizi del 1800.”
Mi è piaciuto per la sua freschezza e versatilità durante il pasto, vino che, come spesso accade per i vini montani, ha un buon corpo e buona vigoria. È di colore rosso rubino, con profumi floreali, frutti di bosco e speziati, si percepisce una piccola nota finale amarognola e una buona persistenza.
Sicuramente è una di quelle cantine da visitare e fare incetta di tutti i suoi prodotti. 13,5% vol.
Prezzo: circa 12 euro.
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