La Cantina Produttori Erbaluce di Caluso e il suo Fiordighiaccio meritano più attenzione

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Fabio Bruno
Spesso e volentieri mi occupo di vini distribuiti al supermercato, specialmente nella mia WineList, perché è un settore che viene escluso sistematicamente da chi scrive e crea prodotti di informazione sul mondo enologico dimenticando che la grande maggioranza dei consumatori il vino lo compra attraverso la GDO.
Questo processo divulgativo abbastanza snob è destinato anche alle dignitose cantine sociali del nostro bel paese, le quali spesso e volentieri hanno una grande storia alle spalle, come ad esempio nel caso della Cantina Produttori di Cormòns, di loro ho avuto il piacere di raccontare le particolarità davvero uniche in un mio articolo [link].
Premetto che ho scelto di approfondire queste tematiche (supermercato e cantine sociali) perché mi incuriosiscono e ritengo, da semplice sommelier appassionato, che siano troppo trascurate dalle riviste e blog del settore.
Un’altra bella storia da raccontare è quella del produttore che vinifica il vino bianco FiorDiGhiaccio.
Fiordighiaccio è un vino che in Piemonte, soprattutto nel canavese e nel torinese, sta avendo un buon riscontro da parte dei consumatori, però è ancora da troppi opinionisti snobbato, forse perché è prodotto da una cantina sociale o forse perché l’Erbaluce ha poco seguito fuori dai suoi confini di produzione.
Io penso che sia un vino bianco di tutto rispetto, ha profumi di fiori di campo e note erbacee mischiate a profumi di ananas, banana e pesca con un finale sapido e discretamente persistente.
Il suo nome particolare deriva dal metodo di vinificazione che viene utilizzato per la realizzazione di questo vino, la criomacerazione, ovvero l’abbassamento di temperatura attraverso il ghiaccio secco per circa 12 – 24 ore prima di innescare la fermentazione del mosto.
La cantina adopera questa particolare lavorazione per estrarre gli aromi primari dell’uva presenti nella parte interna della buccia, quindi più aromi e profumi di fiori freschi e frutta fresca, ma non solo, il metodo permette anche di abbassare la spiccata acidità dell’Erbaluce rendendo più morbido il vino.
Forse è una cantina sociale delle più grandi sul territorio nazionale. Fondata nel 1975 da 14 soci, faceva parte del laboratorio dell’istituto agrario (ora istituto alberghiero) Ubertini e ancora oggi la scuola aderisce al progetto.
Questa cooperativa conta circa 160 associati, i quali coltivano l’uva per la produzione soprattutto di Erbaluce. Tante piccole attività (l’80% dei produttori di Caluso [link]) che danno un forte contributo all’economia locale, ed è questo l’aspetto più nobile e concreto di ogni cantina sociale, forniscono lavoro a tante famiglie ed esaltano le caratteristiche paesaggistiche e culturali del territorio, in questo caso, quello del canavese.
Nel mese di giugno o luglio di ogni anno vado sempre a Caluso a fare una scorta dei prodotti della Cantina Produttori Erbaluce di Caluso, un piccolo sopralluogo prima di tornarci a settembre per la festa dell’Erbaluce.
Consiglio ancora la loro produzione di passito, ad un costo contenuto ci si porta a casa un passito di Erbaluce delizioso e forse, questo è il vero fiore all’occhiello.
Per non perdere il vizio nel prossimo numero #05 della WineList parlerò di una commistione tra supermercato ed una storica cantina sociale che ha contribuito in modo inequivocabile a rendere grande il vino Barbaresco.

Fabio Bruno

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