Quando la forma diventa sostenibile


Autore :

fabio bruno
fabio bruno

<Non ha la forma quadrata di un bag in box, non è nemmeno un brik rettangolare, è però un cartone con la sagoma di una bottiglia. I winelovers puristi legati alla “forma” si convinceranno prima o poi che è necessario pensare ad un contenitore più ecologico? Ops, mi sa che ha pure il tappo a vite [Link]; per i romantici tradizionalisti questa bottiglia è praticamente un oggetto da infarto.>

Questa è stata la mia prima considerazione leggendo un articolo on-line della nota rivista Decanter intitolato “Paper wine bottle launched: What is it like?

Per quel che mi riguarda, da esperto consumatore di vino (l’affermazione è a libera interpretazione, sic!), il prelibato succo degli Dei potrebbe essere venduto anche in lattina (soprattutto quelli frizzanti mi incuriosiscono assai), ciò che mi importa realmente è la diffusione del buon vino di qualità e che il suo involucro sia congruo alla tipologia di vino contenuto. 

Perciò, vorrei ricordare che il Bag In Box (bib) [Link] e il “cartoccio” in Tetrapak (brik), non sono adatti per la conservazione a lungo termine, sono invece ideali per un vino dal consumo veloce, ciò vuol dire che si potrebbe inserire un vino maturato e invecchiato per anni in botte direttamente nel bib e usufruirne per una ventina di giorni, senza il rischio che il vino subisca alterazioni. Allo stesso modo, un vino affinato per un lungo periodo lo si potrebbe mettere anche in un brik e conservarlo senza problemi per qualche mese ma, una volta aperto, lo si dovrebbe bere tutto subito, come del resto lo si fa con un vino conservato in una bottiglia di vetro. 

C’è da considerare oltretutto che, se usati correttamente, questi contenitori non hanno nessuna controindicazione nel conservare una sostanza liquida e alcolica (Fonte bag in box: La Repubblica [Link] ; fonte tetrapak: La Repubblica [Link]).

L’articolo di Decanter si focalizza sull’eco-sostenibilità del packaging, un tema fondamentale per il benessere del nostro pianeta. 

La ditta che fornisce la bottiglia di cartone indica una serie di vantaggi del suo prodotto rispetto al classico vetro: la bottiglia della Frugalpac ha un minore impatto ambientale perché pesa pochi grammi, ha un’impronta carbonica fino a sei volte inferiore rispetto alla bottiglia di vetro, è realizzato con il cartone riciclato ed è totalmente smaltibile con la raccolta differenziata.

L’interno dell’involucro che va a contatto con il vino è formato da un materiale plastico adatto agli alimenti, si legge nell’articolo che è un corpo simile a quello usato per il bag in box, un particolare che però la giornalista di Decanter non ha potuto constatare, perciò rimangono dei dubbi sull’effettivo materiale usato internamente.

In alcune circostanze si è parlato dell’incoerenza di certe aziende vitivinicole che esaltano, giustamente, i propri vini “naturali” come una produzione che rispetta l’ambiente, la natura e il consumatore, salvo però poi usare delle bottiglie pesantissime, usufruire di imballaggi con plastiche, scotch plastificati, polistirolo, inchiostri cancerogeni e quant’altro, un atteggiamento (in buona fede penso che sia semplicemente un aspetto non calcolato) non propriamente in linea con gli sforzi fatti in vigna e in cantina.

Credo che sia inutile la tradizionale bottiglia di vetro se non è strettamente necessaria per le particolari procedure di maturazione e conservazione del vino.

Probabilmente, questa specifica bottiglia di cartone riciclato, non sarà esattamente la giusta soluzione per contenere un vino di qualità in modo più sostenibile però, ciò che più conta, è la direzione che ha intrapreso l’azienda costruttrice e la cantina che lo utilizza. 

Ammiro molto chi cerca di trovare delle soluzioni per non fossilizzarsi inutilmente nella tradizione, a meno che questa non indichi l’identità di un luogo o un metodo di produzione, perciò sostengo chi compie sforzi economici per creare innovazione e rende questo mondo meno inquinato.

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fabio bruno

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