Nuova scoperta! Nell’algebra del vino più per più è uguale a meno ( + • + = – ).

Autore :       Fabio Bruno

Beh, una innovazione interessante… si aggiunge della polverina chimica per combattere le sostanze ( chimiche ) che fanno male.

Complimenti ai due fratelli Schmidt.

Mi riferisco a questa notizia di poco tempo fa:

http://www.civiltadelbere.com/dallaustralia-arriva-un-tappo-che-riduce-leffetto-dei-solfiti/

In pratica i due fratelli si sono arresi ( o forse per loro è la normalità )  all’uso di additivi chimici in modo massiccio come i famosi solfiti, i quali se usati in quantità eccessive potrebbero provocare nausea, mal di testa ed altri malesseri, senza dimenticare che questi sintomi potrebbero essere provocati anche dai pesticidi e diserbanti utilizzati in vigna.

Ed ecco che ai due  gli viene l’idea geniale.

Prima di continuare con la genialata Australiana va fatta una precisazione sull’anidride solforosa aggiunta.

E’ bene sapere che i solfiti si formano già naturalmente mediante il processo di vinificazione durante la fermentazione.

Quindi è impossibile scrivere in etichetta “ senza solfiti “.

L’aggiunta di anidride solforosa ed altri solfiti può essere sia un bene che un male per il vino, dipende dalle quantità utilizzate.

Le suddette sostanze sono un ottimo deterrente all’ossidazione del vino e garantisce una maggiore conservazione nel tempo del prodotto.

Le quantità di additivi che possono essere presenti in una bottiglia sono regolamentate dalle normative europee.

Perciò le aziende che ne abusano in quantità sono da condannare.

Il tema più dibattuto in ambito europeo riguarda l’ipotesi di ridurre questo limite imposto dalla legge.

In effetti è possibile creare il vino che sia durevole nel tempo senza ricorrere ad additivi vari, come lo è stato per molti secoli o perlomeno, poiché non sempre si garantisce una buona qualità dal punto di vista organolettico ( in pratica non sempre sono buoni i vini senza correttivi se non si è dei maestri vignaioli ), bisognerebbe che le aziende, per quanto sia possibile, si impegnassero nella produzione di un vino genuino con pratiche ecosostenibili tra i vigneti e usare il meno possibile prodotti invasivi soprattutto se chimici in cantina, anche perché il consumatore d’oggigiorno è molto attento alle tematiche salutistiche.  

Il ritorno ad una vinificazione che guarda al passato per realizzare vini con meno additivi possibili e con più rispetto dell’ecosistema in vigna ( in poche parole la realizzazione di vini meno industriali ) ne converrebbe, con grande stupore, l’abbattimento drastico della percentuale di persone che si sentirebbero male bevendo una bottiglia di vino, però sembra che questo semplice passaggio sfugga completamente ai due fratelli Joshua e Simon Schmidt.

Ed invece, siccome ( traducendo il loro pensiero ) è inevitabile che ci siano in bottiglia troppe sostanze che fanno male ne aggiungono un’altra che sicuramente ( ne siamo tutti certi ) ne ridurranno gli effetti collaterali.

 

Questa vicenda fa capire quanto siano distanti gli altri paesi rispetto all’Italia ed all’Europa in termini di politica agroalimentare.

A naso, ma spero si sbagli, non credo siano molto genuini i vini realizzati dai due genialoidi.

I due fratelli sono stati addirittura premiati per l’innovazione.

Spero che questo premio sia stato consegnato per le caratteristiche fisiche del tappo.

Avrei una proposta da fare a Joshua e Simon Schmidt :

perché non introdurre nel tappo una polverina che una volta rilasciata in una bottiglia d’acqua d’Origine Protetta si possa creare il vino?

In questo modo si avrà il prodotto pronto e fresco nell’immediato; senza trascurare il fatto di non avere più la scomodità di comprare online quelle fastidiose grandi buste contenenti il preparato polverizzato, per poi compiere ancora in casa tutto il faticoso procedimento di “ vinificazione fai da te “, utilizzando chissà quale acqua poi…

Ps : prima che qualcuno me lo faccia notare.. lo so che esistono delle ottime realtà vitivinicole anche in Australia.

 

    Fabio Bruno

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