Cru “Bosco delle Cicale” Una perla nel rosso mare delle Langhe. Francesco Boschis, la Freisa che non ti aspetti.
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La freisa ultimamente mi stuzzica sempre di più.
Continuo a scoprire nuove caratteristiche che questo vitigno è capace di esprimere in base al terreno nel quale viene impiantato e dal metodo di vinificazione al quale viene sottoposto dal produttore.
Di Freisa ne ho sempre sentito parlare fin da bambino, i miei genitori la consumavano regolarmente, principalmente in versione frizzante che in anni passati abbondava nelle colline torinesi, più precisamente nelle colline chieresi, perciò è ovvio che mi risulti come una stranezza il considerare la Freisa un “vitigno minore” da parte di chi vive nel resto d’Italia.
Approfitto per ricordare che ogni anno tra maggio e giugno c’è una bella manifestazione intitolata “DI FRESA IN FREISA” un evento organizzato tutti gli anni dal comune di CHIERI [manifesto 2019]
Tralasciando i miei ricordi legati alla provincia di Torino, in questo articolo, come si evince dall’immagine correlata, mi sono concentrato su una bottiglia prodotta nelle Langhe che mi ha piacevolmente appagato.
Si tratta di un vino prodotto dall’azienda Francesco Boschis.
Il sito internet della cantina esordisce con queste parole : “La storia dell’azienda inizia nel 1919 quando Telesforo Boschis, vignaiolo di Barolo, si trasferì a Dogliani, in Frazione Pianezzo, dove dopo pochi giorni nacque il figlio Francesco.”
Doveroso quindi l’augurio di altri CENT’ANNI di attività.
Questa di Francesco Boschis è una cantina che rispetta in pieno la sostenibilità ambientale e adopera una vinificazione che non altera in alcun modo la struttura e la natura dei vini.
In sostanza, baypassando le parole politicamente corrette della frase precedente, in vigna non si usano diserbanti, pesticidi e fertilizzanti chimici ma zolfo, rame e letame della loro stalla, inoltre in cantina non si adoperano solfiti od altri prodotti ma i lieviti cosiddetti indigeni e zero filtrazioni.
Il vino più rappresentativo dell’azienda è naturalmente il Dolcetto. Il Dogliani si esprime in diversi Cru dell’azienda : Sorì San Martino, Vigna dei Prey, Vigna del Ciliegio.
Peccato che il Dolcetto non sia sotto i riflettori come meriterebbe, dopotutto ha conquistato la certificazione Doc da molto tempo ( 1974 ), oggi il Dolcetto possiede 12 denominazioni delle quali è riconosciuto come Docg in 3 casi, perciò merita molta più attenzione ed i tre Cru sopraelencati sono un esempio da seguire con attenzione, infatti sfatano la convinzione generalizzata del Dolcetto ottimo solo se è esile e da pronta beva, ed invece si possono ottenere vini corposi, strutturati e persistenti dopo lunghi affinamenti in botti grandi.
Francesco Boschis è da cercare e da conoscere approfonditamente, non fanno vini nel tentativo di renderli uguali a se stessi nelle diverse annate, ad esempio il vino di una particolare etichetta non tutti gli anni fa affinamento in botte se non lo necessita, oppure non viene prodotto il vino di un particolare Cru se le uve non rispettano i canoni prefissati (ad esempio dell’annata 2014, anno notoriamente difficile per la viticultura in gran parte delle Langhe, hanno prodotto pochissime bottiglie e più di una etichetta non è stata prodotta) in alcuni casi cambiano persino la denominazione in etichetta se è necessario, perché l’obbiettivo è quello di fare un prodotto senza costrizioni e forzature rispettando in pieno ciò che l’annata ha offerto; in poche parole è una cantina dalla massima correttezza e trasparenza.
Ciò che voglio portare alla luce è un vero Cru della Freisa, una perla nel mare di vino rosso delle Langhe : Si tratta di Langhe Freisa Doc “Bosco delle Cicale” Francesco Boschis 2017.
La mia prima sensazione, dopo i primi profumi ed il primo sorso, è stata quella di aver di fronte una Freisa d’autore.
Una vera goduria, dopo la mescita non si ha il tempo di prendere il bicchiere in mano per roteare il liquido che si ha subito un nettissimo profumo di fragola e ti sembra di avere un vino semplice ma è solo un’illusione perché dopo aver finito il primo bicchiere bevuto con golosità, si passa al secondo ed incomincia a scoprirsi con sentori di fiori rossi freschi come la viola e poi appassiti, successivamente ribes e pepe bianco.
Al palato è fresca, diretta, piacevole ma con un tannino ben presente, lascia in bocca nel finale un gusto di mirtilli e prugne ed una buona persistenza. Nel complesso è ben bilanciata nonostante il grado alcolico elevato (14% vol.), un problema dovuto all’aumento delle temperature degli ultimi anni ma che viene affrontato in modo magistrale da chi ha molte vendemmie sulle spalle.
In conclusione, la Freisa del Cru Bosco delle Cicale non riuscivo a smettere di berla, questo è un segno per me inconfondibile, vale più di ogni descrittore che ho cercato di rappresentare, bevetelo!
P.s.: oltre ad una perla di Freisa, Francesco Boschis realizza un piccolo diamante che non tutti gli anni viene prodotto, il Rosso Nei Sorì, 90% Freisa, 5% Barbera, 5% Dolcetto, 20 giorni di macerazione 2 anni in botti in barriques, non ho avuto ancora modo di degustarlo e, sinceramente, con queste premesse, non vedo l’ora di berlo.