“Gratacul”, nei peggiori bar di… Torino

Autore :

  

Fabio Bruno

Oggi niente vino ma comunque ho voluto provare un derivato del processo di fermentazione e raccontarvi un simpatico aneddoto.

La prima cosa che mi è venuta in mente guardando l’etichetta della bottiglia ritratta in fotografia, è stata : “speriamo che non sia di parola”.

Di grappe non me ne intendo, certamente non si tratta di una grappa d’alta qualità ma da molto tempo l’ho addocchiata in parecchi bar di Torino e del Piemonte ed è arrivato il tempo di assaggiare la bottiglia dal curioso nome.

L’altro giorno, in un illuminato scaffale a vista posizionato dietro ad un bancone di un bar di Caluso, ho notato nuovamente la scritta Gratacul ed ho deciso di provare questo distillato dato che (non a caso) mi insegue da anni.

Si tratta di una grappa aromatizzata con la rosa canina detta anche rosa selvatica.

I frutti presenti dentro la bacca rossa che produce la rosa selvatica, se ingeriti anche in quantità discrete, potrebbero provocare una forte irritazione intestinale ed è per questo che in piemontese la pianta viene chiamata gratacul.

Un’altra teoria più spartana sull’etimologia del nome dialettale è riferita alle spine a forma di uncino, senza trascurare il fatto che l’arbusto si nasconde tra i cespugli delle campagne.. Simpatico, No !?

Gli stessi frutti, i cinorrodi, sono usati non solo per i distillati ma in tanti altri alimenti e contengono una elevata concentrazione di vitamina C, inoltre hanno numerose proprietà terapeutiche.

Mi faceva compagnia nel bar di Caluso un mio amico, più coraggioso di me, e dopo aver discusso sullo stesso tema del presente articolo, ha ordinato al banco senza batter ciglio due grappe indicando la fatidica bottiglia.

Ci siamo trovati davanti ad un bicchierino (da notare sullo sfondo della foto la postura del barista che attende il nostro responso ..) con una grappa morbida, una buona freschezza, profumata di fiori e frutti secchi, lascia in bocca una buona sensazione appagante e corrispondenza gusto-olfattiva. Gradevole.

Ciò che proprio non mi è garbata, è stata la temperatura di servizio, nei bar comunemente viene servita a temperatura ambiente, cioè a 25 – 28 °C d’estate e 20 d’inverno, mentre dovrebbe essere servita intorno a 12 -14 °C, è forse l’unica mia fissazione sul vino e bevande in genere, ritengo fondamentale la temperatura di servizio (ne parlo spesso attraverso la newsletters WineList) anche se sto facendo una grigliata in mezzo alla campagna. 

E’ comunque una grappa molto gradevole ed un ottimo ammazzacaffè.

Nel caso risultasse un distillato “nomen et omen”, la regalerò a chi di dovere, vi terrò aggiornati.

 

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Fabio Bruno

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